giovedì 21 agosto 2014

Nuovo blog!

Per chi dovesse capitare qui, sappia che ho aperto un nuovo blog meglio "ritagliato" sui miei interessi, più completo e, si spera, più fecondo di questo.
Leggetemi e commentatemi!



giovedì 28 giugno 2012

Cattocoliche - Atto 1


Inizio con questo post la serie delle “Cattocoliche”, cioè argomenti che riguardano le varie scempiaggini riguardanti gli eccessi religiosi per lo più di carattere fondamentalista e stupido (che a pensarci bene sono praticamente sinonimi).
Avverto subito sottolineando che mi riferisco a eccessi, quindi se siete cattolici o cristiani in generale ma non vi riconoscete in certi fatti o pensieri che descriverò non sentitevi offesi, perché evidentemente non ce l'ho con voi, e possibilmente risparmiatemi i vostri “ma non siamo tutti così”, lo so benissimo. Se invece vi riconoscete in quello che descrivo e vi sentite offesi, allora vi prego: sentitevi liberi di andare a quel paese. E non perché non mi interessa la vostra opinione, ma perché ho rinunciato a cercare di ragionare con chi ragionare non vuole. E perché sentirsi offesi non basta per avere ragione.

Veniamo a noi. È da alcuni giorni che mi imbatto in articoli provenienti dal sito ChristWire.org, articoli deliranti e calunniatori che si scagliano contro gay, atei, determinati film, telefilm, cantanti e ogni tipo di aspetto della cultura popolare moderna che sia minimamente deviante rispetto agli standard conservatori cristiani di destra statunitensi.
Vi si trovano articoli che spiegano la pericolosa "immoralità" del vegetarianismo, della saga videoludica Final Fantasy, della musica dubstep e così via.
Interrompete momentaneamente la lettura di questo post e leggete alcuni di quegli articoli, è necessario per capire il senso di quello che voglio dire dopo.
Fatto? Ok.

Irritante eh? La naturale reazione per qualsiasi persona di buon senso (per non dire sana di mente), anche cristiana, sarebbe indignarsi per ogni singola virgola scritta, e magari vergognarsi di condividere il pianeta con gente capace di siffatte “opinioni”. Molti lo sono e molti lo saranno.
Anche se è l’Italia il paese cattolico per eccellenza, è negli USA che spesso troviamo i casi più deliranti di fondamentalismo cattolico, tra creazionisti e puritani gli esempi si sprecano, anche se c’è chi cerca di minimizzare relegandoli a una minoranza.
Ma c’è un ma… Sicuri di aver letto almeno uno o due degli articoli di quel sito? Ultima chance: se non lo avete ancora fatto fatelo adesso.

La verità è che ChristWire è un sito satirico. Proprio così, è un sito che sottolinea gli eccessi dei valori cattolici creando articoli estremisti plausibili. Niente sul sito dà indizi sulla sua vera natura, ed evidentemente è una scelta mirata a ottenere il risultato di essere preso in parola. E così succede infatti.
Non solo su Internet circolano link dei suoi articoli con contorno di commenti sprezzanti, ma persino testate come lo Huffington Post ci sono “cascati”.
Rileggendo gli articoli sotto quest’ottica, le assurdità scritte acquistano un senso, e se ne può trovare il carattere satirico e divertente.

E non c’è che dire, questa vicenda mi ha fatto pensare. Quello che viene scritto “è divertente perché è vero.” Divertente ovviamente se si ha la forza e il giusto senso dell’umorismo per ridere anche delle cose negative. Il primo impulso infatti è pensare che non ci sia molto da ridere, perché di gente con questi “valori” e pensieri, capacissima di scrivere certi articoli, esiste eccome.
Intransigenti, moralisti, sordi a qualsiasi approccio dialettico logico, ferventi credenti delle Scritture a un livello estremo…e a mio parere anche un po’ insano e pericoloso.

La cosa impressionante è che la stragrande maggioranza di chi legge gli articoli di ChristWire si divide tra chi li prende sul serio, e manifesta giustamente il suo sdegno (basta leggere i commenti agli articoli), e chi è più insicuro, incredulo dal livello di assurdità, e pone il dubbio che possa essere una “trollata”. Ma praticamente nessuno lo riconosce per quello che è, nessuno che dica “ma no, stanno sicuramente scherzando”. Questo perché questi fondamentalisti cattolici hanno raggiunto un tale livello di irragionvolezza da non farci stupire più di nulla; indignarci sì, ma stupirci e dubitare non più.



Certo, si potrebbe pensare che il sito dovrebbe rendere più chiara la sua indole satirica. In effetti è la prima cosa a cui ho pensato.
Da un lato è vero che l’artista satirico per principio non avrebbe bisogno che il suo pubblico capisca o rida: finché la sua è vera satira e lo diverte è sufficiente; poi se il suo pubblico capisce e ride meglio. Ma è anche vero che la satira è una forma di comicità che vuole trasmettere un punto di vista, e se non lo fa perde un po’ la sua consistenza. Se in molti non capiscono ce si tratta di satira, come possono cogliere il messaggio? In uno spettacolo satirico a teatro o in TV l’intento satirico è chiaro e atteso, ma è molto diverso quando si è di fronte un testo scritto. Del resto secondo la cosiddetta Legge di Poe, senza un qualche segno che palesi l’intento umoristico, è praticamente impossibile distinguere un’affermazione estremista dalla sua parodia. Perché le sbilenche e pretenziose “verità” di creazionisti &Co. ci hanno insegnato che c’è gente capace di affermare tutto e il contrario di tutto.
È anche vero però che se ChristWire manifestasse chiaramente quello che in realtà è non sortirebbe lo stesso effetto, perché nessuno lo prenderebbe sul serio. E ad esempio io stesso non avrei pensato a tutto questo.

sabato 9 giugno 2012

Game of Thrones

Giunta ormai alla conclusione della seconda stagione, la serie TV della HBO (tradotta in Italia ne “Il Trono di Spade”, anche se il nome originale è molto più popolare), direi che è il momento di tirare le prime somme.
Per coloro che non lo sapessero, Game of Thrones è la trasposizione della ormai celebre saga letteraria fantasy Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco (A Song of Ice and Fire il titolo originale) dell’autore George R.R. Martin. Ogni stagione consiste in 10 episodi e copre gli avvenimenti di un libro (due dell’edizione italiana Mondadori che ha spezzato ogni romanzo in due).
È un’epoca di relativa pace e tranquillità nel continente di Westeros. Robert Baratheon, re dei Sette Regni, si reca a Grande Inverno con la sua corte in seguito alla morte di Jon Arryn, il suo Primo Cavaliere (una sorta di primo ministro del regno), per nominare come sostituto il fedele amico ed ex compagno d’armi Eddard Stark, lord di Grande Inverno e protettore del Nord. Agli Stark però giunge segretamente un’informazione inquietante: la morte del Primo Cavaliere non sarebbe stata naturale, ma provocata da qualcuno della potente famiglia Lannister, legata alla casata reale tramite la regina e sempre più ingerente a corte grazie anche alla loro proverbiale ricchezza. Cosa si nasconde dietro alla morte di Jon Arryn? Quali sono le mire dei Lannister?
Nel frattempo nell’estremo nord, al di là della Barriera (una colossale parete di ghiaccio eretta a protezione delle misteriose creature confinate a nord del mondo conosciuto), qualcosa è in movimento. Eventi inquietanti cominciano a manifestarsi e i Guardiani della Notte protettori della Barriera cominciano a sparire.
A est di Westeros, lontano da tutto ciò, la giovane Daenerys Targaryen e suo fratello maggiore, esiliati eredi del precedente re, cercheranno di ottenere l'appoggio necessario per tornare alla ribalta e reclamare i Sette Regni con la forza.

Il mondo di Westeros e dintorni ha ben poco in comune con le atmosfere tolkeniane o fantasy classiche in generale. Non vi troviamo stregoni, elfi e goblin; la magia è un'arte perduta nel tempo e molti dubitano persino della sua esistenza; creature come draghi e giganti sono figure mitiche di un passato remoto.
A farla da padrone sono uomini ordinari: cavalieri, mercenari, lord, principi e re. A prima vista appare più come un racconto più medievaleggiante, se vogliamo. Man mano che gli eventi si dispiegano però, sempre più saranno gli elementi sovrannaturali più o meno prettamente fantasy.
Se da un punto di vista meramente convenzionale sembrerebbero gli Stark i protagonisti principali, è un ruolo che gli va molto largo. Questo perché le varie vicende non ruotano esclusivamente attorno a loro, ma seguono un intreccio ben più grande. Non si tratta di una storia principale, ma di varie storie che proseguono contemporaneamente in diversi luoghi, e non necessariamente si intrecciano l’una con l’altra in modo diretto (non ancora almeno). Non esiste quindi un protagonista o un gruppo di protagonisti amici o compagni di viaggio, ma piuttosto tanti personaggi e tante storie che seguono e reagiscono all’evolversi degli eventi nello stesso mondo.
Persino le singole casate sono difficili da inquadrare in limitanti ruoli, e i confini tra “buoni” e “cattivi” sarà sempre meno chiaro e definito. In un’atmosfera di giochi di potere, tradimenti e voltafaccia, sarà bene non dare niente per scontato: un personaggio apparentemente “a posto” potrebbe prendere decisioni per voi molto discutibili o rivelarsi diverso da come pensavate; o un personaggio che inizialmente odierete potrebbe gradualmente diventare uno dei vostri preferiti.
Senza dubbio le problematiche della trasposizione dai libri allo schermo ci sono e si fanno sentire. I primi episodi ad esempio risultano abbastanza lenti e poco avvincenti, principalmente perché vengono presentati una grande quantità di personaggi, come se si poggiassero i pedoni su una scacchiera senza che niente di realmente importante accada. C'è da tenere a mente però che nei libri i personaggi sono persino più numerosi e dettagliati, quindi direi che un piccolo sforzo di pazienza iniziale non sia la fine del mondo.
Quello che maggiormente mi lascia perplesso sono le differenze narrative. In varie occasioni infatti, soprattutto nella seconda stagione, alcuni avvenimenti collaterali non solo vengono tagliati, ma prendono delle pieghe abbastanza diverse rispetto ai libri, mantenendo comunque il “risultato finale” degli eventi principali pressoché uguale. Capisco che certe scelte saranno sicuramente state fatte per riassumere il più possibile una quantità di eventi e personaggi senza dubbio enorme, ma a volte il risultato è un 'feedback' di sensazioni molto diverso rispetto a quello dei libri.

Una cosa che mi ha sorpreso invece (e devo ancora capire se piacevolmente o no) è come la diversità di “format” della serie TV riesca ad arricchire l'esperienza dei libri. Mi spiego. Nella versione cartacea gli eventi vengono narrati di volta in volta dal punto di vista di un personaggio, che solitamente è un protagonista tra i “buoni” (diciamo così); questo permette un'introspezione che difficilmente riesce a varcare i limiti del personaggio stesso. È difficile ad esempio capire cosa pensano e provano personaggi come Cersei, Renly o Stannis, perché di loro vengono descritte le azioni o al massimo dei retroscena...ma sempre da un punto di vista esterno. Nel telefilm invece questo limite è più sottile e di tali personaggi abbiamo un finestra interiore più ampia, e il risultato è che riusciamo a capirli e e inquadrarli meglio. Un esempio per tutti: leggendo il libro è molto difficile non provare astio per la regina Cersei, nella serie TV invece, malgrado rimanga nel suo ruolo, viene chiarito meglio il suo punto di vista e diventa più difficile semplicemente odiarla senza riserve.
Una delle differenze con i libri che meno ho apprezzato è l’impressionante percentuale di nudi e scene di sesso presenti. Chiariamo una cosa: so benissimo che il sesso vende, e personalmente di certo non mi disturba vedere delle belle figliole senza veli. È altresì vero che anche nei libri il sesso è presente in grandi quantità con tanto di dettagli. Ma considerando il lavoro di compressione di contenuti che si è dovuto fare dalle pagine alle scene televisive per riuscire a trasporre le cose più importanti, spesso dovendo sforbiciare dettagli e personaggi secondari, è automatico chiedersi se non fosse stato meglio limitare il sesso e dare priorità al resto. Anche perché mentre alcune scene ci stanno, altre sono davvero gratuite e palesemente messe là per alzare la pressione sanguigna nei genitali degli spettatori (sia maschi che femmine).

Malgrado gli svariati limiti dovuti alla sua trasposizione televisiva, Game of Thrones è senza dubbio una serie di qualità. Questo anche grazie al più che discreto budget della HBO e alla presenza di attori capaci. Direi che la maggior parte degli interpreti fa un buon lavoro nel calarsi nel proprio personaggio, anche se non tutti sono allo stesso livello (personalmente devo ancora abituarmi ad un Jon Snow così inespressivo).
In sostanza vi consiglio di vederlo, specialmente ora che la seconda stagione è arrivata al termine e passerà un bel po’ prima che arrivi la terza (si parla di aprile 2013).
Ma mi sento di porre un’eccezione importante: se siete intenzionati a leggere i libri (sui quali farò un post una volta che li avrò letti tutti) probabilmente la cosa migliore è leggerli prima di vedere la serie. Questo perché, a mio parere, c’è un vero abisso tra l’esperienza dei libri e quella della serie TV. I libri offrono una quantità enormemente superiore di dettagli, storie e personaggi secondari, descrizioni, suggestioni… Oltre al fatto che (come ho già detto) diversi eventi sono stati accorciati o cambiati rispetto all’originale.

Vi lascio con la opening e il tema principale:

domenica 3 giugno 2012

Doctor Who


Dopo consigli da varie persone, rinvii per gli esami e peripezie varie per reperire tutti gli episodi, finalmente ho avuto modo di vedere questa serie TV. Ma ne è valsa la pena. E visto che ho l’abitudine di condividere le cose belle che mi capitano, eccomi qui a spendere due parole per raccomandarvela.
Innanzitutto una precisazione: Doctor Who è una serie molto vecchia, la primissima stagione risale niente meno che al 1963, poi interrotta nel 1989 e riportata in auge nel 2005 con una formula rinnovata e al passo con i tempi. E’ di questa nuova serie che parlo.
"Lui è come fuoco e acqua e rabbia.
Lui è come una tempesta nel cuore del sole.
Lui è antico, ed è per sempre.
Lui brucia al centro del tempo e può vedere la direzione dell'universo.
Ed è meraviglioso."

Protagonista è il Dottore, un essere che malgrado la forma umana è in realtà un Signore del Tempo, una specie aliena straordinariamente avanzata, evolutasi con le conoscenze adatte a viaggiare nel tempo e nello spazio. Per fare ciò il Dottore usa una nave chiamata TARDIS (Time And Relative Dimension In Space) dalle innocue sembianze di una cabina d’emergenza della polizia britannica degli anni 50, in realtà molto più grande all’interno, capace di portarlo dove e quando lui desideri. Egli è l’ultimo della sua specie, e la sua vita consiste nel viaggiare avanti e indietro nel tempo, tra una galassia e l‘altra, visitando luoghi di ogni tipo e spesso e volentieri capitando in situazioni critiche da risolvere, aiutando persone, popoli o intere galassie.
Non tutto però rientra nelle possibilità del Signore del Tempo. Avvenimenti storici chiave ad esempio non possono essere alterati senza infrangere pericolosamente le leggi spazio-temporali dell’universo stesso, ed è per questo che, ad esempio, non può rimediare alla fine del suo pianeta e l’estinzione della sua specie.
Essendo solo, il Dottore è spesso alla ricerca di qualcuno che lo accompagni, una compagna che condivida con lui le sue avventure. Avventure nelle quali riesce sempre  districarsi grazie alla sua brillante intelligenza e conoscenze scientifiche fuori dalla norma. Un eroe fuori dal comune dunque, che non usa alcuna arma se non quella dell’intelletto e del dialogo. Sembra noioso? Vi assicuro che non lo è.
Impossibile riassumere gli eventi delle varie serie. In generale i vari protagonisti si troveranno spesso di fronte alieni di ogni sorta, ad aiutare la gente sulla Terra (pianeta che il Dottore ha particolarmente caro), risolvere misteri attorno ad eventi o personaggi storici (Shakespeare, Charles Dickens, Agatha Christie…), o a circoli temporali che stimoleranno la vostra immaginazione ai limiti della comprensione. Ed è attraverso tutto questo che si farà strada la storia portante del Dottore, intrecciata a doppio filo con quella delle persone coinvolte nelle sue avventure, chi più chi meno.
Personalmente ho trovato questa serie TV davvero spettacolare e avvincente. Ci sono alcune puntate sicuramente più sottotono di altre, e ogni tanto si sfocia in qualche situazione un tantino “buonista”, ma la qualità generale è senza dubbio alta e gli spunti da cui vengono tratte le storie originali e difficilmente scontatati.
Per qualcuno certi concetti o avvenimenti potrebbero risultare difficili da comprendere, ma francamente in un panorama televisivo sempre più trito, auto-celebrativo e tendente al bimbominkismo alla Twilight, per una volta che c’è una serie che non si auto-abbassa a certi standard e stimola la nostra intelligenza e soprattutto immaginazione, direi che non è proprio il caso di lamentarsi, anzi dovremmo esserne contenti.
E’ chiaro che Doctor Who è consigliato (se non d’obbligo) in particolare agli appassionati di fantascienza, ma non fate l'errore di pensare che sia un prodotto destinato unicamente a dei “nerd”, perché è qualcosa capace di appassionare anche i più neofiti e scettici. Non per niente l’utenza della serie è in continua ascesa sin dal suo ritorno sugli schermi nel 2005 e attualmente è tra le serie più seguite e popolari al mondo.

Gli attori fanno un ottimo lavoro, e persino i doppiaggio italiano non è male.
La qualità degli effetti speciali è molto “in salita”, nel senso che se nelle prime serie troviamo costumi alieni non molto convincenti, man mano che si va avanti i miglioramenti si notano visibilmente.
La colonna sonora è solida, coinvolgente e a tratti davvero epica. E a proposito di musica, vi lascio in compagnia con il tema principale del Dottore, e con la calda raccomandazione a "reperire" (ci siamo capiti) gli episodi delle sei serie; so che sono tante, ma vi assicuro che ne vale la pena e non riuscirete più a staccarvici.

domenica 6 maggio 2012

Midnight in Paris

Mi sento un pessimo fan di Woody Allen, perché ho visto questo film solo alcuni giorni fa...e quanto mi pento di aver aspettato tanto! Come minimo mi sono sentito in dovere di rimediare scrivendo quattro righe per consigliarlo a tutti.
I primi minuti del film, vera vetrina di riprese-cartolina, sono un autentico omaggio di Woody Allen alla capitale francese ed è facile scorgervi il suo amore che già avevamo intravisto in “Tutti dicono I love you”. Una carrellata di immagini che ricorda molto l’inizio di "Manhattan", ma senza l'irresistibile auto-introduzione del protagonista come sottofondo sonoro. Persino il protagonista ricorda un’altra sfaccettatura dell’alter-ego di Woody.
Gil è uno sceneggiatore holliwoodiano in vacanza a Parigi, insoddisfatto del proprio lavoro e desideroso di darsi alla letteratura vera e propria. La sua ansia da ‘salto di qualità’ non è per nulla facilitata dalla sua futura moglie e dagli invasivi genitori di lei, che non perdono occasione per castrare ogni suo sogno di riscossa personale. Ma persino il loro sfacciato pragmatismo non può avere la meglio in una città come Parigi, e Gil è sempre più rapito dall’atmosfera delle strade parigine, la sua mente lasciata a timone libero tra di esse.
Dopo qualche scontro e disagio, Gil si ritrova catapultato negli anni ’20 faccia a faccia con i pilastri artistici dell’epoca: Scott Fitzgerald, Hemingway, Picasso, Dalì… Finalmente sente di trovarsi nella sua epoca d’oro e ogni notte fa in modo di ripetere la magia per fuggire dall’insoddisfazione del presente e tuffarsi tra le menti geniali dell’epoca passata (simpaticamente ‘umanizzati’ enfatizzando in modo molto divertente i loro lati più esagerati) e sentirsi ispirato e completato da esse. Il quadro viene completato dall’incontro con un’altra donna, che con la sua personalità e il suo fascino mette definitivamente in discussione le scelte di Gil per la sua vita a venire, mettendo a nudo la sua personale crisi esistenziale.
Quello che inizialmente sembra essere un classico personaggio di Allen, a disagio nel suo luogo e nel suo tempo, si rivelerà in seguito riflettere una nuova lucidità del regista. A differenza di film passati, in cui spesso non sembra esserci soluzione ai disagi romantici o esistenziali dei protagonisti, qui Allen sembra più “maturo” inserendo una forte dose di speranza nel suo personaggio che, nonostante insegua i suoi sogni senza esitazione traendone energia vitale, riesce a trovare il coraggio di fare i conti col presente e scegliersi un posto in esso.

A mio parere uno dei migliori film di Woody Allen degli ultimi tempi, decisamente consigliato.

domenica 1 gennaio 2012

Nuovo inizio

Apro questo blog all’alba di un nuovo anno, sperando che sia in qualche modo un buon modo per iniziarlo.
Con tutta probabilità vi starete chiedendo che diamine di nome è questo che ho scelto... Lasciate che vi illumini.
Il Ryūgū-jō è un luogo appartenente alla mitologia Shintō (la religione autoctona ‘pura’ della civiltà giapponese, precedente all’introduzione del Buddhismo o di qualsiasi altra religione/dottrina esterna). Si tratta di un palazzo che sorge in fondo all’oceano, dove in ognuno dei suoi quattro lati vi è una stagione differente, e dove un giorno al suo interno corrisponde a un secolo nel mondo al di fuori di esso.
Il padrone di questo palazzo è Ryūjin, il dio drago del mare, capace di prendere sembianze umane.
Chi mi conosce, e conosce i miei gusti, non farà fatica a capire come mai lo abbia scelto. :D

Avrei potuto importare il mio vecchio blog da Splinder, ma aveva concluso il suo ciclo ormai e vi erano troppi ricordi che preferisco conservare chiusi dentro di me. Ho preferito ricominciare da zero, anche per fare un blog diverso da quello che facevo prima.
Ho definitivamente capito una cosa: utilizzare un blog come ‘diario personale’ pubblico è semplicemente vano e sbagliato. E questo per poche semplici ragioni.
1) Non importa quanto si è onesti, su una piattaforma così pubblica non ci si aprirà mai in tutto e per tutto, come se scrivessimo un diario privato dove si scrive solo per sé stessi. Ci sarà sempre qualcosa che nasconderemo o che diremo in modo diverso da come lo pensiamo veramente. Ed è così che deve essere. Ognuno di noi ha una maschera e romperla del tutto parlando nella dimensione sociale come se parlassimo con noi stessi o con uno psicologo è fondamentalmente sbagliato. Non si tratta di ipocrisia, quanto di conoscere i limiti e le regole dei contesti in cui viviamo.
E in ogni caso…
2) Bisognerebbe confidare i propri lati intimi solo con le persone che ne sono veramente degne, non permettere che chiunque passi legga tutto quello che ci accade e che pensiamo. Raccontare tutto quello che ci capita in modo plateale, che sia bello o brutto, gioendone apertamente o auto-compiangendosene, è solo un sintomo di bisogno di attenzione, nulla più. E non è qualcosa che si può risolvere con uno scambio di messaggi su internet.
3) Quello che abbiamo dentro non è qualcosa da condividere con tutti. Noi soli siamo le persone adatte a interpretare quello che sentiamo nella maniera corretta. Per dirla con le parole di Oscar Wilde:
“Non vi è alcuna ragione per cui un uomo debba mostrare la sua vita al mondo. Il mondo non capisce.”
Possiamo al limite aprirci con i nostri amici più intimi, con il partner, i pochissimi che ci conoscono, ci comprendono e ci rispettano sinceramente. Ma a parte questi pochi eletti ha ragione Wilde, tutti gli altri non potrebbero mai capire veramente.
4) Per via del precedente motivo, scrivere tutto quello che pensiamo pubblicamente può portare a malintesi e persino litigi. Soprattutto quelle persone che non sono disposte a leggere per capirci veramente (magari perché troppo concentrati su sé stesse), leggeranno solo quello che vogliono loro, applicheranno la malsana e presuntuosa abitudine del giudicare e trarranno le proprie distorte conclusioni su di noi. I risultati non sono mai piacevoli.

Per questo motivo in questo spazio scriverò altro. Al massimo prenderò come spunto qualche avvenimento che mi riguarda per parlare di cose più generali. Parlerò dei miei interessi, commenterò notizie varie che attireranno la mia attenzione, magari ogni tanto mi lascerò andare a qualche sfogo, perché no? Ma mai più farò il ‘diario di bordo’ della mia vita o scriverò pensieri strettamente personali. Certe cose preferisco condividerle con coloro che ritengo degni, coloro a cui interessa davvero.
Quindi chi ritiene di essere mio amico se è davvero interessato a sapere come me la passo non cerchi qui, i miei contatti sono sempre gli stessi e io sarò sempre ben felice di fare una chiacchierata.


P.S.
Avviso subito che non tollererò commenti provocatori o polemici nei miei confronti o verso persone a me relative. Quindi se sentite l’impulso di scrivere qualcosa di velenoso o cinico evitate direttamente, perché eliminerò tali commenti come si toglie la polvere da un tavolo.
E questo vale per tutti, sia per certi frustrati compulsivi con cui ho avuto a che fare in passato (i tipici “leoni da tastiera”, come li chiamo io, capaci di affrontare una questione facendo la voce grossa e sputando superficiali sentenze solo dietro la sicurezza dei loro monitor) che per gli amici più cari. Se vi ritenete miei amici comportatevi da tali: se avete qualcosa di così importante da dirmi, anche di negativo, sono prontissimo ad ascoltarvi. Ma dal vivo o comunque a voce, non in questo spazio che voglio conservare sereno. Quindi non prendetevela se cancellerò qualcosa che non mi piace, ma piuttosto chiedetevi se era il caso di scriverlo qui invece che dirmelo in faccia.